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29 anni fa l'attentato di via D'Amelio - Le parole di Paolo Borsellino nel suo discorso pubblico prima dell’ attentato:
“Per evitare che si possono anche su questo punto innestare speculazioni fuorvianti che questi appunti che sono stati pubblicati dalla stampa, sul Sole 24 ore, Io li avevo letti in vita di Giovanni Falcone. Sono proprio appunti di Giovanni Falcone, perché non vorrei che su questo un giorno potessero essere avanzate dei dubbi. Io condivido questa affermazione di Caponnetto, con questo non intendo dire, perché dell'evento criminoso avvenuto a fine maggio, per quanto Io ne possa posso sapere qualche elemento che possa aiutare a ricostruirlo, come ho detto nel riferirò l'autorità giudiziaria, non voglio dire che cominciò a morire il 1 gennaio … nel gennaio del 1988 e che questa strage del maggio del 1992 sia il naturale epilogo di questo processo di morte. Però quello che ha detto Antonino Caponnetto è vero perché oggi che tutti ci rendiamo conto quale è stata la statura di quest'uomo ripercorrendo queste vicende della sua vita professionale ci accorgiamo come in effetti il paese, lo Stato, la Magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, comincio proprio a farlo morire il 1 gennaio del 1988, se non forse l'anno prima in quella data che or ora ha ricordato Luca Orlando cioè quell'articolo di Leonardo Sciascia sul Corriere della Sera che bollava me come un professionista dell'antimafia l'amico Leoluca Orlando come professionista della politica dell'antimafia nella politica. Ma il primo nel gennaio del 1988 quando Falcone solo per continuare il suo lavoro propose la sua aspirazione a succedere ad Antonino Caponnetto, il Consiglio superiore della magistratura con motivazioni risibili gli preferì il Consigliere Antonio Meli. Ci eravamo tutti resi conto che c'era questo pericolo e a lungo sperammo che Antonino Caponnetto potesse restare ancora a passare gli ultimi due anni della sua vita professionale a Palermo ma quest'uomo Caponnetto, il quale rischiava perché anziano perché conduceva una vita sicuramente non sopportabile da nessuno già da anni il quale rischiava di morire a Palermo, perché non avrebbe superato tenevamo che non avrebbe superato lo stress fisico, cui da anni si sottoponeva, a un certo punto fummo noi stessi Falcone in testa pure estremamente convinti del pericolo che si correva così convincendolo, lo convincemmo, riottoso molto riottoso , ad allontanarsi da Palermo. Si aprì la corsa alla successione all'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Falcone concorse, qualche Giuda si impegno subito a prenderlo in giro ed il giorno del mio compleanno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo, preferì Antonino Meli. Giovanni Falcone dimostrando l'altissimo senso delle istituzioni che gli aveva e la sua volontà di continuare comunque a fare il lavoro che aveva inventato ed al quale ci aveva tutti trascinato cominciò a lavorare con Antonino Meli, nella convinzione che nonostante lo schiaffo datogli dal Consiglio superiore alla magistratura egli avrebbe potuto continuare il suo lavoro e continuò a crederlo nonostante, Io che ormai mi trovavo in un osservatorio abbastanza privilegiato, perché ero stato trasferito a Marsala e quindi guardavo abbastanza dall'esterno questa situazione mi fossi reso conto subito che nel volgere di pochi mesi Giovanni Falcone sarebbe stato distrutto e ciò che più mi addolorava era il fatto che Giovanni Falcone sarebbe allora morto professionalmente nel silenzio e senza che nessuno se ne accorgesse. Questa fu la ragione per cui Io in un nel corso della presentazione del libro la mafia di Agrigento, denunciai quello che stava accadendo a Palermo, con un intervento che venne subito commentato da Luca Orlando allora presente dicendo che quella sera l'aria ci sta pesando addosso per quello che era stato detto. Luca Orlando ha ricordato che cosa avvenne subito dopo per aver denunciato questa verità io rischiai conseguenze professionali gravissime ma quel che è peggio questa iniziativa che all'inizio sembrava soltanto nei miei confronti del Consiglio superiore sì immediatamente scopri qual era il suo vero obiettivo, proprio approfittando del problema che Io avevo sollevato doveva essere eliminato al più presto Giovanni Falcone. E forse questo Io l'avevo pure messo nel conto perché ero convinto che l'avrebbero eliminato comunque, almeno dissi se deve essere eliminato l'opinione pubblica lo deve sapere e lo deve conoscere - il pool antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio”.